Secondo l’ISTAT da febbraio 2020 sono scomparsi 814.000 posti di lavoro, mentre da gennaio 2021 123.000 persone hanno trovato lavoro con contratti a termine, soprattutto donne e giovani under 35.
Ad aprile 2021 il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 10,7%, ma diventa 33,7% se parliamo degli under 25.
L’emergenza in Italia resta il lavoro e le relative politiche attive.
Quindi che fare?
In Italia 13 milioni di adulti possiede un livello di istruzione basso (la terza media) e circa il 60% (di coloro che hanno tra i 25 e i 64 anni) necessita di “riqualificazione” in quanto le competenze sono ormai obsolete o lo diventeranno, vuoi per l’innovazione tecnologica vuoi per i cambiamenti in atto nel mondo del lavoro.
Purtroppo solo il 24% rappresenta la quota di coloro che partecipano ad attività di istruzione e formazione.
La ulteriore criticità dell’analisi sta nel fatto che circa 3 milioni di giovani, con età compresa tra i 15 e 34 anni, non sono occupati, né si stanno impegnando in un percorso di istruzione o di formazione professionalizzante, sono i cosiddetti NEET.
Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, riconosce che in Italia “l’esigenza di innalzare il capitale umano è una questione centrale” e “la conoscenza è il principale strumento per consolidare e accrescere i livelli di benessere”.
Con una formazione adeguata le PMI possono fare riferimento su lavoratori e dirigenti qualificati e dal miglioramento del sistema dell’istruzione è possibile favorire l’inserimento occupazionale e il miglioramento delle competenze nell’arco della vita lavorativa.
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by Sara Sacco / Content Manager
NEET è l'acronimo che indica la generazione di giovani che non studia, non cerca né impiego né formazione
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