Test di ingresso all'università, un errore madornale.
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Test di ingresso all'università, un errore madornale.

20/03/2023 

di Luca Aschei

Perché i test di ingresso all’università sono un errore madornale per il futuro di una società?

 

Innanzi tutto è necessario fare una distinzione semplice, ma importante. 

 

Il test di ingresso è differente da un test di valutazione delle competenze. Il primo presuppone un premio, una possibilità di accedere o meno ad un certo tipo di istruzione, il secondo serve a valutare la conoscenza in determinati campi. Il test di accesso è per me un obbrobrio in termini di libertà. 

 

Ciò che decisamente contesto è la possibilità o meno che un test possa determinare la vita di una persona, la cosa ancor più grave è la possibilità o meno di avere  accesso all’istruzione che si desidera. La libertà di scegliere che facoltà o che corso di studi voglio intraprendere non dovrebbe essere valutata da nessuno. Nessuno dovrebbe impedirci di fare una scelta quando si tratta di crescere, di migliorare. Quindi sì a un test di valutazione delle competenze, per ovvi motivi, ma decisamente no a un test che può precludere l’inserimento in una scuola, in una università o addirittura a un corso di formazione, una specializzazione o qualsiasi altro ingresso per lo studio.

 

L’accesso all’università di medicina ad esempio è un accesso a una scuola che parte da zero. Nessuno ha mai studiato quelle materie prima, così come per altre facoltà. Nessun riferimento a quelle materie esiste nelle scuole di ogni ordine e grado, come a qualcuno pice chiamarle, e quindi che senso ha un test? Posso richiedere un test se desidero passare direttamente al secondo anno e da una scuola all’altra con insegnamenti differenti, ma all’inizio no, e ci sono gli esami per questo.

 

Trovo qualsiasi test di ingresso una manleva a chi deve fare il proprio lavoro: insegnare e trovare talenti. Una scuola qualsiasi, ma soprattutto un’università che propone un test di ingresso si manleva dal suo compito principale: far crescere le persone e scoprire le loro capacità.

 

Certo piacerebbe anche a noi come Centro di Formazione Studio Aschei avere tutti talenti che ci renderebbero il lavoro molto facile e magari anche una buona posizione come scuola in Italia.

 

Facile davvero, prendiamo solo quelli bravi!

Avremmo senza dubbio un grande successo, ma se questa può essere una scelta di una scuola privata non lo è e non lo deve essere per una scuola pubblica. A medicina, per esempio, ma anche nelle altre facoltà, ci devono entrare tutti, proprio tutti, perché potrebbe esserci tra quei tutti un somaro di italiano che invece ha la dote incredibile, ormai purtroppo spesso dimenticata, di lavorare proprio per curare le persone e che abbia una sensibilità tale da essere migliore degli altri.

 

La serie di Netflix “The Good Doctor” ne è un chiaro esempio, dove un giovane medico affetto da autismo ha soluzioni per certi pazienti che i migliori chirurghi non riescono nemmeno a immaginare, ma che funzionano. Ora la realtà può essere differente e meno affascinante fermo resta tuttavia il fatto che uscire dagli schemi e andare oltre è sempre importante.

 

Come il merito che se appiattito non avvantaggia altro che coloro che hanno una famiglia benestante e magari con le raccomandazioni riescono a trovare anche un buon lavoro, il test blocca chi magari dopo un anno o due diventa un vate di quella materia. Si sa che ognuno di noi ha i suoi tempi per la crescita e quando si parla di giovani sappiamo benissimo tutti che a certe età, scombussolati da ormoni e bombardamenti mediatici, magari non si abbia ancora consapevolezza del mondo, della vita e delle proprie capacità.

 

Siamo stati e siamo tutti giovani, alcuni sono giovani di spirito sempre e altri sono già vecchi da ragazzi e questo fa la differenza e ancora altri cambiano da un anno all'altro. Credo fermamente tuttavia che si debba dare tempo a tutti e a tutti la possibilità di fare quello che desiderano.

 

Insomma credo che coloro che hanno e ricoprono posti importanti come i docenti o grandi professionisti debbano fare un passo indietro e lasciare che qualcuno li superi. 

 

Basta con gli anziani nei posti di comando, basta con i blocchi ai giovani, basta, facciamo il nostro lavoro di anziani (per i giovani lo sono ampiamente anch’io) e vediamo di tirar fuori le competenze dei ragazzi, nei corsi, all’università e nella scuola, con maggior sforzo è vero e con maggior lavoro ma questo è il compito.

 

Insegnare non serve serve, ma serve far appassionare. Tocca a noi docenti spronare, affascinare e stimolare, non pretendere di avere dei geni a studiare con noi, magari per avere i loro lavori e firmarli noi, cosa che purtroppo accade molte volte, come a me da studente, per esempio, che genio non sono.

 

Al di là del cattivo costume che non cambierà con test di ingresso o meno si deve capire che la vita cambia e la preaparazione su materie che non saranno quelle di studio sono un blocco alla vita dei giovani e un potere che va a ledere le loro libertà di scelta. Troppo comodo per chi già si è laureato e insegna, troppo facile scegliersi gli studenti, il lavoro dell'insegnamento è ben altro.

Luca Aschei

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